Miracolo a notre Dame
"Perchè un uomo odia, perché un mostro ama" ... Grande quesito che si perde nella notte dei tempi e a cui ancora non si è riusciti a dare una risposta, e al quale certamente non pretendo di rispondere io, con questo mio lavoro ... Ma riflettendo e ragionando con la compagnia, il regista Antonello Ronga ha avuto occasione di crescere e analizzare come l'essere umano, in condizioni di solitudine, è portato a reagire con l'odio o con l'amore. Ed è questo il sottile fil rouge che unisce tutti i personaggi della messa in scena di Ronga: il loro modo di reagire all'essere reietti, abbandonati, dimenticati, profondamente soli.
Soli ma armati della forza e della volontà di reagire e affrontare le avversità della vita, pronti a guardare sorgere il sole di un nuovo giorno sulle guglie svettanti di Notre Dame che dall'alto guarda e tace.
Cuore dello spettacolo è infatti proprio la maestosa cattedrale – che già Hugo, nel romanzo, indicava come un essere vivente dotato di una propria coscienza - , rifulgente di luce, di colori e di speranza o gorgo tenebroso di ombre, in un continuo gioco di repentine metamorfosi. Il risultato è una storia dipinta con una tavolozza di colori schiariti e fondamentalmente sgombro dalle ombre gotiche che aleggiano invece sul romanzo; ci viene così presentato un Quasimodo fin da subito sensibile, assetato di contatto umano e ben disposto verso il prossimo, desideroso di dare, di ricevere e con lo spirito rivolto alla speranza.
Una commovente favola capace di emozionare grandi e piccini raccontando un “miracolo”d’amore: quello che nasce dall'unione di ciò che solo apparentemente era inconciliabile, lontano per forma, lingua, provenienza sociale ... Perchè per quanto possa essere diverso il colore della nostra pelle, sarà sempre lo stesso unico sole a scaldarcela...